Sono seduto spensierato davanti al gate numero dodici dell’aeroporto Schonefeld di Berlino.
Attendo sereno la chiamata del volo per rientrare in Italia.
Le ferie sono finite e con un pizzico di nostalgia cerco invano le parole per descrivere questa città appena vissuta.
Descrivere Berlino risulta essere un’impresa troppa complessa o forse troppo semplice, dipende esclusivamente da come ogni singolo viaggiatore intende approcciare la città.
Se l’intento è quello di camminare cartina alla mano alla ricerca di scintillanti fotografie da postare come avviene di consueto in quel di Roma, di Parigi o di Londra, la capitale tedesca potrebbe suscitare una piccola delusione.
Se l’intento, invece, è quello di captare cosa realmente questa città conserva nelle sue viscere, di vivere la sua storia, di studiare e capirne le tendenze, di immaginare cosa è accaduto nelle sue strade e nei suoi palazzi, Berlino può allora apparire come una città eccitante, emozionante, per certi versi unica.
Il mio primo giorno è stato vissuto come il prototipo del primo viaggiatore, cartina alla mano alla ricerca dei più importanti monumenti da immortalare in uno scatto o attraverso un selfie.
Posati armi e bagagli in hotel, mi accorgo che ad appena duecento metri c’è un museo di arte contemporanea installato all’interno di una vecchia stazione, si chiama Hamburger Bahnhof e all’interno conserva opera di artisti famosi del Novecento.
Essendo uno sfegatato ammiratore di Andy Warhol, non potevo mancare l’appuntamento con Mao.


Passate due orette a girovagare all’interno del museo, decisi di incamminarmi verso il centro. Venticinque minuti di passeggiata per arrivare rispettivamente:
Reichstag sede del parlamento federale tedesco.
Porta di Brandeburgo, monumento più famoso e fotografato di Berlino.
Olocaust Mahnmal, importante monumento voluto dalla Germania per commemorare il genocidio nazista.



Tutte e tre rigorosamente fotografati, ammirati e immortalati con un selfie, come potete ben vedere dalle immagini sopra, con tanto di like e commenti su Instagram.
Ma proprio durante la visita della mia terza tappa capii e decisi che era arrivato il momento di abbandonare il prototipo del primo viaggiatore e iniziare a vivere la città proprio come Berlino vuole.
Un meccanismo automatico ti scatta dentro, si percepiva il silenzio all’interno di quel sobrio labirinto, l’unico rumore era quello dei passi, iniziavano a formarsi le prime emozioni.
Restai trenta minuti abbondanti seduto ad ammirare quel monumento, leggendo qualche pagina di libro e studiando la cartina della città, mi accorsi che a circa quindici minuti di passeggiata si arrivava a Gendarmenmarkt, forse la piazza più elegante della capitale. Tra le due chiese si aprivano diversi localini dove poter mangiare qualcosa o bere una birra.
Da instancabile camminatore seriale decisi di rientrare nuovamente a piedi, ripassando dalla Porta di Brandeburgo per una foto al tramonto e di mangiare un panino in un grazioso locale proprio accanto l’hotel. Durante la cena iniziavo a percepire come l’unione con Berlino stava iniziando, ma mancava ancora qualcosa.
Era arrivato il momento di tuffarmi dentro la storia e di iniziare ad assaporare le reali emozioni che vivevano le persone all’interno delle due città, divisi indissolubilmente da un muro, in un luogo dove era impossibile oltrepassare quel fatidico confine.
Oggi di quel muro rimane esclusivamente un brandello, percorrere l’East Side Gallery mi permetteva di percepire cosa significava quel confine, dietro i fantastici colori dei murales si nascondono grande voglia di unione, affermazione e libertà, oltre un chilometro di street art dove l’artista nasconde milioni di emozioni.

“Mio Dio, aiutami a sopravvivere a questo amore nefasto”, forse è il dipinto più famoso dell’Est Side Gallery. Dimitri Vrubel mostra i due leader Leonid Brezhnev (URSS) e Erich Honecker (DDR) labbra contro labbra, a occhi chiusi, ispirato ad una fotografia del 1979, nel mondo socialista il bacio era segno di grande rispetto reciproco.



E’ stata una passeggiata davvero molto emozionante, i colori sono scintillanti e rispecchiano l’idea dell’artista. E’ impossibile raccontare il significato di ogni singolo murales, in comune soltanto una sfacciata voglia di libertà. Vi invito comunque a prenotare un volo per Berlino e andare ad ammirare con i vostri occhi quel poco che rimane di quel muro, la cui caduta ha mobilitato le anime di moltissime persone.
Passai due o forse tre ore passeggiando lungo l’Est Side Gallery, scattando fotografie, ammirando i particolari, aiutando altri turisti ad immortalare un ricordo in quel chilometro di storia. Ripresi la metro da Ostbahnhof in direzione Alexanderplatz, era quasi ora di pranzo e la fame iniziava a farsi sentire.
Prima di andare a mangiare passai un’altra ora abbondante a scattare foto davanti alla fontana di Nettuno, alle spalle la Torre della televisione, simbolo delle città come la Tour Eiffel lo potrebbe essere per Parigi, si vede in lontananza da diversi quartieri, compreso da Nikolaiviertel, con i suoi vicoli medievali e i suoi localini, è il quartiere residenziale più antico di Berlino, sopravvissuto quasi intatto a tutte le guerre.
Mangiai salsiccia con crauti, pane nero e una bella birra prima di rimettermi in marcia.
Dopo pranzo decisi di ammirare il Duomo seduto sul prato davanti e di percorrere il lungo fiume per raggiungere la Sinagoga per poi ritornare in hotel per una doccia e qualche ora al pc, volevo lavorare su alcune fotografie scattate il giorno precedente.


Verso le 17.30 ripresi il treno dalla stazione verso Potsdamer Platz, oltre ai grattacieli e alla sagoma del Sony Center, immortalai con lo smartphone un altro pezzo di muro che restava in piedi come simbolo della storia, prima di incamminarmi verso il Checkpoint Charlie.
Rappresentava un importante posto di blocco tra la città sovietica e quella statunitense, unico punto di contatto all’interno di quella straziante divisione. Fu istituito nell’Agosto del 1961 dopo la costruzione del muro per permettere il transito alle forze armate e diplomatiche, teatro di scontro frontale tra le due superpotenze nell’ottobre dello stesso anno durante la crisi di Berlino.
Oggi rimane l’ennesimo segno del tempo da ammirare più con la mente che con gli occhi, come il museo del muro o come la topografia del terrore.
Percorsi a piedi tutta la Friedrichstrasse fino a raggiungere Hackescher markt dove decisi di fermarmi per cena in un tipico locale bavarese, carne di maiale, patate e la solita birra. La seconda lunghissima giornata nella capitale tedesca stava terminando e finalmente avevo capito la chiave per vivere la città, dovevo tuffarmi nelle sue strade, nella sua storia, nel suo cuore pulsante. Tornai in hotel intorno alle dieci di sera e mi addormentai quasi immediatamente in un sonno profondo.


Mi svegliai alle sette e trenta, colazione fugace e via per l’ultima intensa giornata tra le vie di questa eccitante città, volevo immortalare Berlino da un altro punto di vista.
Certamente non era quello del classico viaggiatore, cartina alla mano alla ricerca di scintillanti fotografie da postare, non era nemmeno quella del secondo prototipo, volto alla ricerca della storia che la città conserva nelle sue viscere, volevo vivere le emozioni della street art, interpretare cosa l’artista di strada ci vuole comunicare attraverso le immagini e i colori e capirne il legame con la storia.
Berlino è la capitale della street art, in molti quartieri possiamo ammirare giganteschi murales che alla spalle ci vogliono raccontare qualcosa, ma non è facile trovarli o quantomeno l’occhio deve stare parecchio attento mentre si passeggia per le vie di Kreuzberg o Friedrichshain per esempio.
L’uomo rosa dell’artista di origini italiane Blu è davvero molto particolare, un astronauta vola dal 2007 dalla parete di un palazzo, l’uomo giallo, un gigantesco elefante colorato gioca con un pallone, opera incredibile dell’artista tedesco Jadore Tong e centinaia di altre immagini sparse tra le strade e i palazzi.




Probabilmente ritornerò da queste parti, anzi ritornerò sicuramente perché quei colori, quella storia e quell’essere precursore di tendenze mi hanno lasciato qualcosa dentro, una forte emozione sopra il cielo di Berlino.

Come ogni viaggio non voglio assolutamente elencare ogni singola opera di street art, uno perché non basterebbe un mese intero per ammirare tutti i graffiti, secondo perché l’unica cosa da fare è prendere il primo volo per Berlino e ammirarli di persona, fotografarli e gustarsi i colori e le emozioni che queste opere lasciano dentro.
Centinaia di musei, l’impronta della storia nazista, i resti di quel muro che divideva esseri umani da altri esseri umani, la risposta di libertà che si rispecchia nei colori dell’Est Side Gallery e in tutta la street art in giro per i quartieri, le tendenze musicali che dall’oltreoceano arrivano in Europa passando per Berlino, le tendenze artistiche, il mercatino turco, piccoli giardini urbani che riqualificano vecchie zone disastrate.
Berlino è un mix perfetto di emozioni, è una capitale diversa rispetto a Roma, Londra o Parigi, ma non per questo meno bella e affascinante, sempre in continua evoluzione.
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