Shanghai: o la odi o la ami
“Shanghai o la odi o la ami”, diceva mio cugino Gianmarco, che cinque anni fa decise di trasferirsi definitivamente nella magnifica metropoli cinese.
Ricchezza e povertà, altissimi grattacieli e piccole casupole, sfavillanti centri commerciali e fatiscenti ristorantini sparsi per le strade, una miriade di persone in bicicletta o in motorino che trasportano continuamente merci, cibo, scatoloni, il rumore incessante dei clacson ad ogni semaforo incasinato, la pace e la rilassante musica che si sente nei parchi a qualunque ora del giorno, caos ed emozioni, smog e grandissimi parchi verdi, tecnologia e sporcizia, confusione e stupore, è difficile dare una singola connotazione ad una delle città più eccitanti del mondo.
Shanghai o la odi o la ami scriveva Gianmarco circa un annetto fa, è una città che provoca continuamente un’alternanza di incredibili emozioni, di costanti mutamenti dell’umore, è una città che cambia ad una velocità quasi surreale, il nuovo che ingloba il vecchio in un connubio perfetto tra passato, presente e futuro.
Non è una città da visitare, è una città da vivere, assaporare, da gustare a tutte le ore del giorno e della notte, tra le vie affollate di persone, tra gli altissimi grattacieli, nelle affollate linee della metropolitana, nei caffè, nei milioni di ristoranti che sorgono come i funghi tra le strade.

L’immagine di Shanghai si specchia tra lo stupore dello skyline che si può fotografare ed ammirare dal Bund, fino alle pittoresche vie della città vecchia, dove sorgono centinaia di caratteristici negozietti di souvenir tra lo Yuyuan Garden e il meraviglioso Temple of Town God. Mentre camminavo sovente qualche ragazza mi chiedeva di scattare una fotografia, oppure semplicemente di scambiare due parole in inglese sul motivo della mia visita, su cosa mi ha entusiasmato di più della città oppure se avevo intenzione di trasferirmi definitivamente. Ho percorso in lungo e in largo Nanjing Road, tra le insegne luminose dei centri commerciali e le infinite offerte di “shopping”, ogni tanto mi fermavo da Starbucks per un americano e aggiornavo Gianmarco sui miei spostamenti.
Ho apprezzato l’infinita bellezza di Fixing Road, i panni appesi per strada, quei fatiscenti locali familiari dove facevo fatica a trovare qualcosa di commestibile, sempre i clacson come sottofondo, le vecchiette che lavoravano sodo, qualcuno dalla stanchezza si addormentava sulla sedia nel bordo del marciapiede.
A pochi passi lo splendore di Xintiandi, cuore della Concessione francese, sembrava di passare il confine di una nuova città, fatta di elegantissimi negozi, modelle fotografate per la strada, le luci di Natale, i ristoranti questa volta sembravano quelli di Parigi, ma la cosa più incredibile è che siamo sempre a Shanghai dove qualche metro prima un motorino pieno zeppo di cartoni attraversava di corsa la via verso un qualche disparato magazzino.
E’ un continuo cambiamento di immagini, le strade affollate di macchine e persone e la pace del Jade Buddha Temple, dove solo una decina di fedeli accendevano un cero e pregavano il loro dio con una serie infinita di inchini, le statue del Buddha sono meravigliose, così come i colori e gli ornamenti, le vecchie e fatiscenti case di Ruijin Road terminavano nel pittoresco dedalo di vie di Tianzifang, punto di incontro di piccoli negozi alternativi e di design.





Le tante corse in metro, i tantissimi chilometri percorsi a piedi, le lunghe conversazioni con Gianmarco di business e di futuro, le risate in chat, la pazza musica dello Zapata, un taxi chiamato per caso sotto la pioggia, il cibo per strada, le poche similitudini con la lontanissima Italia, la diversità delle persone, People Square, le parole nei locali, l’indimenticabile skyline, le strade sopraelevate degne degli appassionati di GTA, il meraviglioso Jing’an Temple, le lunghissime vie commerciali, ogni sera mi buttavo nel letto stanco, felice, soddisfatto e pieno di energie.


O la ami o la odi scriveva Gianmarco circa un annetto fa.
Questa mattina, dopo dodici ore di aereo, quella bellissima donna mi mancava già un po’… ha letteralmente conquistato una piccola parte del mio cuore e dall’Italia.
Una lontana voce proveniente dall’oriente continuerà a sussurrarmi che a Shanghai, dall’altra parte del mondo, ci sarà sempre un piccolo posto per me.
2 Commenti
Anonimo
Ciao Samuele, quanti giorni consigli per visitare Shanghai?
Samuele Scarpulla
Ciao👋 . Shanghai é più una città da vivere che da visitare. È vibrante e suggerisco di viverla almeno una settimana. Per visitare, invece, le zone più caratteristiche tre giorni sono sufficienti 😉