Ubud o Canggu? E’ la domanda che tutti i nomadi digitali si pongono quando si prenota per la prima volta a Bali. Mi son fatto la stessa domanda anch’ io, due mesi fa, prima di iniziare a cercare casa.
E probabilmente sarà la domanda che mi farò nuovamente la prossima volta che tornerò nell’isola degli dei.
Ho vissuto a Bali per quasi due mesi. Ed essendo la prima volta volevo provare entrambe le zone. E come ogni cosa nella vita, sia Ubud che Canggu, hanno dei pro e dei contro.
Quindi la risposta alla domanda che fa da prologo a questo articolo è dipende.
Dipende dalle esigenze personali, dai gusti, dal motivo del viaggio. Si possono provare entrambe, per carità, però se sei alla ricerca di questa difficile risposta, proverò a raccontarti la mia personale esperienza.
Partivo per Bali con una duplice missione. Provare per la seconda volta la vita da nomade digitale. Questa volta fuori dall’Europa ( A Marzo ho vissuto a Malaga in Spagna). Ma soprattutto ritrovare una parte di me stesso che negli anni si era perso.
Come racconto nell’articolo di qualche mese fa “il mio primo mese da freelance”, ad inizio 2022 ho lasciato il mio vecchio lavoro tradizionale per viaggiare di più. Sentivo la necessità di ritrovare me stesso, iniziando un nuovo percorso, non solo professionale, ma soprattutto di vita.
E Bali ha giocato una parte enorme di questo cambiamento. Però questa è un’altra storia.
Un sogno chiamato Ubud
Se sei alla ricerca di un’esperienza profonda, riflessiva, immersiva, scegli Ubud.
E’ la capitale culturale e artistica di Bali. Vivere ad Ubud significa vivere con lentezza. La nostra casa era totalmente immersa nella natura e la mattina l’unico suono era quello del gallo o dell’acqua che scorreva.
Ubud è pace interiore. E’ fare Yoga alle sei del mattino in un centro di meditazione vicino alla foresta. È andare in giro con lo scooter e ritrovarsi dentro la giungla, con i macachi, con le liane, con l’acqua delle cascate che scorre.
Ubud è meditazione. E’ il silenzio dei piccoli villaggi dopo le nove di sera. E’ pieno di piccoli ristorantini vegetariani. E’ cura per la mente e per il corpo.
Il tempo sembra come fermarsi, quando osservi le donne fare le offerte. Quando ti ritrovi immerso in un cerimoniale hindu. Con la musica, la preghiera, il sorriso dei bambini. L’emozione dei mercati.
Quando dopo un mese lasciavo la guest house e consegnavo Scooby, il motorino rosso fiammante che ci aveva accompagnati in giro, tra templi e cascate, scoppiai in un forte pianto.
Ubud mi è entrata dentro. E una parte di me è rimasta lì e lo rimarrà per sempre, come un filo conduttore gestito e protetto dall’universo intero.
Una frizzante Canggu
Canggu è a soli 25 km di distanza, però in macchina ci mettevo più di un’ora. Il traffico a Bali, in alcune ore del giorno, è davvero intenso.
La prima sensazione è stata quella di respirare un’aria diversa. Si passa dalla giungla al mare. L’oceano ad appena dieci minuti a piedi da casa, si faceva già sentire, almeno nell’odore.
Canggu è la patria dei nomadi digitali e dei surfisti. E’ un mix elettrizzante di caffè, co-working space e ristorantini molto eleganti. Trovi qualsiasi tipo di cucina. Dal cibo indonesiano, al francese, al giapponese, passando per una serie di ristoranti italiani dove la pizza è assolutamente degna di nota.
Se sei alla ricerca di networking, di sport, di vita serale, senza perdere l’atmosfera magica di Bali, allora scegli Canggu. Fino a qualche anno fa era una semplice distesa di risaie vicino al mare. Oggi è anima pulsante di Bali.
Già dalla prima colazione, fatta in una elegante bakery vicino casa, capivo l’essenza di questo luogo. Un cappuccino delizioso, della frutta freschissima e una serie di ragazzi e ragazze che tornavano dalla spiaggia. Avevano appena finito di fare surf. I capelli ancora bagnati. La tavola era legata lateralmente sullo scooter. Un grande sorriso stampato in faccia, pronti per fare colazione.
E’ proprio questa l’anima di Canggu. Una vita che scorre lenta e i sorrisi delle persone che incontri per strada. Una lezione di surf tra le magiche onde delle sue spiagge. Un delizioso pranzo in riva al mare o in qualche caffè in mezzo alla natura conoscendo sempre nuove persone.
Canggu significa passeggiare in spiaggia. A tu per tu con l’oceano. Vedere dei simpaticissimi cagnolini rincorrersi e giocare sulla battigia. Bere una fresca acqua di cocco o un succo al mango fronte spiaggia aspettando ogni singolo giorno un magnifico tramonto.
Quindi?
Ubud o Canggu? Probabilmente sarà la domanda che mi farò nuovamente la prossima volta che tornerò a Bali. Spero molto presto. Oggi non ho la risposta corretta o quantomeno posso dire che dipende dalle esigenze o dalle fasi della vita. Oppure potrei suggerirti di provarle entrambe.
Sono emozioni differenti, forti, autentiche e non importa se il sole tramonta nel magnifico mare di Canggu o dietro gli altissimi alberi di Ubud, l’importante è restare seduti ad osservare un sogno chiamato Bali.
3 Commenti
Evany
Per non sbagliare passerei metà del tempo in una città e metà nell’altra, anche se Canggu mi attira di più 😅 e vissero tutti felici e contenti
Samuele Scarpulla
Mi sa che farò così anche la prossima volta 😀